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le rondini di montecassino janacek

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Individuare gli elementi generativi di un romanzo, una narrazione, spesso è difficile, ma quando ci si riesce si entra maggiormente a contatto con il creatore di quell'opera artistica perché si capiscono le urgenze di vita, le urgenze psicologiche che hanno indotto a convogliarle in una composizione scritta, sola capace di lenire dolori, di sopportarli e di manipolarli fino a farne strumento di salvezza personale.
Il testoLe rondini di Montecassino si presta moltissimo a porsi alcune domande iniziali e a chiedersi quali possono essere stati le ragioni di fondo che hanno indotto Helene Janeczek a stendere una storia così fatta. La struttura stessa induce a porsi interrogativi simili.
Personalmente sono giunto alla conclusione che due elementi biografici e caratteristici dell'identità della scrittrice siano stati alla base della stesura del romanzo: l'essere di discendenza polacca e di origine ebraica.
In questa duplice identità è racchiusa l'urgenza dello scrivere perché sia l'una che l'altra sono state elementi di sofferenza e umiliazione. Il polacco nella seconda guerra mondiale e poi anche nei primi anni successivi al conflitto è stato oggetto di merce di scambio da parte dei tedeschi e russi; non solo, è stato anche vessato e oppresso per il fatto stesso di essere polacco.
Alla condizione di appartenenza ad un popolo si è aggiunta per una buona fetta della popolazione anche quella "razziale" cioè di appartenenza al popolo ebraico in quel tempo chiamata "razza ebraica".
E' come se al dolore per un sopruso se ne aggiungesse un altro che lo moltiplica e non permette che neppure il tempo trascorso sia capace di lenire le ferite. Quasi 70 anni dalla seconda guerra mondiale non sono stati capaci di far dimenticare, perché le sofferenze allora subite sembrano essere diventate una ferita che si trasmette ereditariamente, anche perché fatti storici continuano a rinverdire e rinfocolare anche in chi non è stato testimone personale, ma ha bisogno di documentarsi, di scoprire storie, avvenimenti, di riprovare, forse, le stesse angosce, gli stessi dolori di chi li ha vissuti direttamente.
Il romanzo è strutturato attraverso più nuclei unitari. Il primo generalissimo è dato dalle quattro battaglie della presa di Montecassino nel 1944; ma forse non tanto presa quanto distruzione del grande monastero benedettino.
Il secondo nucleo che interviene prima dell'ultima battaglia è contrassegnato dalla denuncia, ricerca, memoria. In questa fase protagonisti sono due ragazzi amici, uno di origine polacca e l'altro di origine indiana. Entrambi appartengono a quella generazione di figli di immigrati, seconda generazione si tende a chiamarli oggi, che si sono conosciuti a scuola e si sono frequentati anche quando i rispettivi percorsi scolastici si sono divisi. Determinante è la situazione di Edoardo, che per sopruso della polizia prende coscienza della origine paterna polacca e del fatto che gli ex connazionali del padre, nel paese dove vive, di cui condivide la cittadinanza con autoctoni, vengono sottoposti a vessazioni molto simili a quelli che avevano subito nella seconda guerra mondiale. E così, come allora dopo indicibili sofferenze per le condizioni di lavoro morivano nei campi di concentramento, anche ora, costretti quasi a vivere da schiavi in lavori agricoli stressanti e durissimi, scompaiono, vittime essi stessi di mafia o camorra.
Il tentativo di far prendere coscienza ai polacchi della situazione in cui si trovano i loro connazionali immigrati in Italia, è l'origine dell'azione di Edoardo, aiutato dall'amico indiano Anap. In questa parte si connettono i due aspetti più intensi del romanzo e cioè l'essere di origine polacca e l'essere di origine ebraica.
Montecassino è il luogo, l'occasione per poter rinverdire l'insieme di questi fattori perché a Montecassino combatté la ricostruita armata della Polonia dopo che la spartizione di quella nazione all'inizio della seconda guerra mondiale ne aveva disperso forze e speranze. L'URSS di Stalin finge di appoggiare la possibilità di ricomporre i corpi militari polacchi che, nonostante enormi traversie riescono poi, guidati dal generale Anders, ad essere presenti insieme agli alleati all'assalto del grande monastero simbolo della cristianità europea.
Il tradimento perpetrato dalle forze alleate che abbandonano la Polonia sotto il dominio dell'URSS lascerà scontenti i polacchi i quali non vorranno più tornare in patria chiedendo la nazionalità inglese.
L'elemento unitario della narrazione che viene condotta dalla sequenza delle battaglie che si sono svolte sul fronte della linea Gustav acquista una dimensione di forte tensione drammatica allorché si fissa l'attenzione sul fatto che nella prima fase della battaglia la 36 divisione statunitense fallì l'assalto nell'attraversamento del fiume Rapido e nella seconda sono divisioni neozelandesi a subire gravi perdite lasciando sul campo moltissimi uomini.
La drammaticità viene esaltata perché la battaglia è vissuta attraverso due soldati, uno che perde la vita nell'assalto e l'altro che può ritenersi fortunato per essere scampato e perciò ne fa testimone un suo nipote.
Andy, il giovane ragazzo indiano che aiuta l'amico a sensibilizzare i polacchi in visita all'abbazia, nel momento in cui va a visitare quel luogo ripieno di culto e storia si accorge che delle rondini avevano fatto un nido fra le travi del chiostro.
Rimane meravigliato e affascinato da questo fatto e nel rivelarlo all'amico attraverso una e-mail non può che pensare al fatto che durante la guerra le rondini saranno impazzite perché non avevano un posto dove nidificare. La guerra era in molte parti del mondo. Le sofferenze della seconda guerra mondiale ha coinvolto innumerevoli etnie, non ha lasciato in pace alcuno.
Le vicende storiche, vicende di personaggi inventati, le sofferenze dei polacchi durante e dopo la seconda guerra mondiale, la tragedia degli ebrei, pochi dei quali riescono ad arrivare in Israele sono sapientemente orchestrate in un sinfonia di partiture, di richiami, di rimandi, che tengono avvinti e coinvolgono i lettori.

 

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