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Se tutte le donne

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Nella cosiddetta Letteratura della migrazione, ormai a questa denominazione preferisco il nome Letteratura-mondo italiana, le donne scrittrici sono una maggioranza. Lo afferma il bollettino di sintesi 2011 Basili che afferma come le scrittrici rappresentino oltre il 56% del totale degli scrittori registrati in quel data base. D’altra parte si sta ponendo molta attenzione a questo singolare fenomeno della predominanza di scrittrici donne, fatto insolito nella Letteratura italiana non solo ai nostri tempi. Ne è un esempio significativo il concorso “Lingua madre” aperto a scrittrici donne immigrate o italiane che raccontino “storie di donne straniere che hanno conosciuto, amato, incontrato e che hanno saputo trasmettere loro “altre” identità.” Laila Wadia appartiene a questo ormai folto numero di narratrici ed ha la consapevolezza e l’orgoglio del suo genere e della opportunità di un riscatto della femminilità nell’ambito storico-sociale in cui viviamo, sempre più turbato da pericoli di guerre, da violenze che si esprimono a tutti i livelli. In Italia, fra l’altro, sta assumendo una dimensione inconsueta ma drammatica la violenza nei confronti delle donne.
In questo testo Laila Wadia propone 14 racconti in cui le donne sono protagoniste. L’occasione è stata data dall’editoriale di Giovanni De Mauro sull’Internazionale  n. 874sulle “donne”. In fondo al libro ne viene riproposto una sorta di decalogo. 14 donne di diversa età, di diversa condizione sociale, di diversa ricchezza, di diversa religione e cultura. C’è la madre che si sacrifica per i figli, c’è la figlia che non riesce a fare a meno della mamma, c’è la borghese di estrazione elevata che si libera dai conformismi sociali in cui è confinata, c’è la donna che, pur con molti dubbi, sa aspettare il marito che sembra infedele e donnaiolo, c’è la donna che sa alla fine comprendere la scelta omosessuale del marito.
Porre al centro la donna non conduce, ce ne poteva essere la tentazione o il trascinamento dell’argomento, ad una misandria, perché anche i personaggi maschili hanno la loro dignità e umanità, che non sono in conflitto con il mondo femminile, e questo è un pregio del libro di Laila Wadia, così che in uno o due racconti sembrerebbe che il personaggio principale sia un maschio. Si pensi al racconto il collezionista in cui questo marito che sembra un donnaiolo cinico e incurante delle attenzione della moglie alla fine lo si scopre solo e solamente un filantropo che anzi addossava il merito delle sua azioni benefiche alla moglie.
Non emerge quindi dai racconti di Laila Wadia una contrapposizione uomo donna, ma piuttosto un invito a considerare la donna come portatrice di intelligenza, di sensibilità, di altruismo e amore.
Un altro aspetto che risalta è comunque il rispetto alle tradizioni che non vengono condannate anche se possono sembrare arcaiche. Si prenda ad esempio il racconto Il fiore di melograno. Intanto difficile e rischioso proporlo ad un pubblico di lettori italiani. Man mano che lo leggevo, infatti, immaginavo una soluzione della vicenda diversa da quella poi proposta. Infatti nel racconto le due donne sposate con lo stesso uomo (tradizione del Bangladesh) arrivano ad una intesa che le rende solidali ma non in contrapposizione al loro marito, ma a favorirne i suoi scopi, per i quali aveva contratto un secondo matrimonio. Oltretutto si fa menzione nel racconto di una amore nascosto della seconda moglie, alla quale era dispiaciuto molto rinunciare. Ci si sarebbe aspettati che il marito rompesse definitivamente con la seconda moglie, rompesse con la tradizione che permetteva che si potesse scegliere una seconda e anche terza moglie per avere un erede, per ritornare a stare definitivamente con la prima; ci si sarebbe aspettati che la seconda moglie ritornasse dal suo amato, ed invece le due donne fanno di tutto perché “il seme di Bablu (il nome del marito bigamo) non si spaventasse più e trovasse la giusta strada per il grembo della seconda moglie”
IL libro si legge con estrema piacevolezza e leggerezza, così come sono tutti testi della scrittrice di origine indiana.

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