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Dopo i primi racconti presentati al concorso Eks&Tra Yousef Wakkas, pubblica questa raccolta di racconti di varia dimensione, a contenuto molteplice.
Si avverte che l'autore sta ricercando una sua propria dimensione poetica. La spensieratezza, la creatività, ma specialmente il disinteresse dei primi tre racconti sembra esaurirsi e appaiono in superficie da una parte gli aspetti che maggiormente attanagliano l'animo dello scrittore, dall'altra la preoccupazione di come incominciare a manipolare, a trattare la risorsa della scrittura che si è trovata fra le mani e che gli sta sconvolgendo in qualche modo la vita, gli sta prospettando una linea di riscatto e di fuga nel futuro diversa da come forse l'aveva immaginata fino ad allora.
Pagina dopo pagina diventa evidente che gli aspetti realistici della creazione poetica si attenuano sempre di più per far posto al sogno immaginato dapprima e all'onirico vero e proprio successivamente.
Questi aspetti che fanno da substrato formale sono gli incavi in cui si condensano alcuni contenuti che con sempre maggiore evidenza diventano i dominanti, anche se in questa raccolta sono appena tratteggiati.
La condizione di perdente nella società e nella vita di una persona è uno degli aspetti che più in profondità colpiscono la sensibilità di Yousef Wakkas. E' continuo il richiamo, anche se con espressioni differenti, al fatto che il destino è prefissato, uno ce l'ha appiccicato addosso, ma purtroppo questo accade specialmente con la povera gente. I ricchi, sono altri sfuggono alle leggi ferree del destino.
D'altra parte chi è finito in carcere è in qualche modo un perdente e Yousef Wakkas, senza giudizi di alcun genere, non può che condividere la loro emarginazione condividendone l'esperienza di recluso.
L'altro contenuto che si fa strada fra racconti di episodi e esperienza del carcere è la migrazione. In un racconto La soluzione finale si dice: "Elaborare i pensieri segreti, specie se appartengono agli affamati, non era un'impresa facile persino con il Creatore. Così non potendone più con le nostre [il narratore si colloca con gli affamati]richieste, Dio ci condannò ad espiare un'indeterminata pena all'estero".
La migrazione diventa non una necessità umana, una congiuntura economica o la fuoruscita da una condizione di chiusura della propria esistenza, ma una condanna divina. Ecco che ritorna il concetto di un destino segnato "specialmente per gli affamati".
La raccolta quindi in apparenza ha come materiale trattato la situazione di carcerato e tratta di episodi e vita di carcere, ma sostanzialmente è la ricerca degli aspetti centrali della creazione poetica dello scrittore di origine siriana.
settembre 2010

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