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Scaletta incontro dell’11 aprile 2012
- tappe dell’incontro
- a) presentazione finalità
- b) presentazioni materiali
- c) esemplificazioni
- d) autopresentazione dei partecipanti
Spiegare il titolo per spiegare il senso degli incontri |
Scopo del corso
1) non si può insegnare a scrivere, non a diventare scrittori. Nessuna scuola di scrittura creativa ci può riuscire, a maggior ragione questa, così breve, così in tanti
- non si può insegnare a innamorarsi (ma a sedurre sì, anche se…)
2) questo non è una scuola di scrittura creativa, nessun diploma. Ma vuole essere una ESPERIENZA di scrittura creativa
- più simile a una scuola di ballo, dove vai a) vai per imparare a ballare, a muovere bene il tuo corpo, impari delle tecniche, b) vai per conoscere gente, c) non vai per diventare un ballerino famoso
in particolare
1) fare esperienza del linguaggio, imparare a comunicare
- a) farsi sentire, farsi ascoltare e b) sentire, ascoltare
- disciplinare la voglia, il bisogno di dire
- a) come essere interessanti, b) come trovare interesse per gli altri
- conoscere gli altri
2) fare esperienza di autostima
- conoscersi, valorizzarsi, trovare il proprio passo, al propria postura, il proprio stile
- forse darsi una disciplina
- forse imparare a essere semplici
- P.Levi, scrivere come testimonianza, come terapia
- conoscere noi stessi
3) forse imparare a leggere i testi letterari
- antico detto cinese: “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”
- conoscere le varie letterature
Significato del titolo |
1) DESTINI
- un destino è più interessante di una vita
- è quello che fa la narrazione, anche quando racconta storie banali
K.Blixen, La mia Africa, Milano, Feltrinelli, 1988, pp. 199-200
Un uomo viveva in una casupola tonda con una finestra tonda e un giardinetto a triangolo. Non lontano da quella casupola c'era uno stagno pieno di pesci. Una notte l'uomo fu svegliato da un rumore tremendo e uscì di casa per vedere cosa fosse accaduto. E nel buio si diresse subito verso lo stagno.
[…] Prima l'uomo corse verso sud, ma inciampò in un gran pietrone nel mezzo della strada; poi, dopo pochi passi, cad¬de in un fosso; si levò; cadde in un altro fosso, si levò, cadde in un terzo fosso e per la terza volta si rimise in piedi.
Allora capì di essersi sbagliato e rifece di corsa la strada verso nord. Ma ecco che gli parve di nuovo di sentire il rumore a sud e si buttò a correre in quella direzione. Pri¬ma inciampò in un gran pietrone nel bel mezzo della strada, poi dopo pochi passi, cadde in un fosso, si levò, cadde in un altro fosso, si levò, cadde in un terzo fosso e per la terza volta si rimi¬se in piedi. Il rumore, ora lo avvertiva distintamente, proveniva dall'argine dello stagno. Si precipitò e vide che avevan fatto un grande buco, da cui usciva tutta l'acqua insieme con i pesci. Si mise subito al lavoro per tappare la falla, e solo quando ebbe finito se ne tornò a letto.
La mattina dipoi affacciandosi alla finestrella tonda - il raccon¬to finisce così, in maniera drammatica - che vide? Una cicogna!
Son contenta che mi abbiano raccontato questa fiaba. Al mo¬mento giusto mi sarà d'aiuto. L'avevano imbrogliato, l'o¬metto, e gli avevano messo tra i piedi tutti quegli ostacoli: "Quanto mi toccherà correre su e giù?" si sarà detto. "Che nottata di disdetta! E si sarà chiesto il perché di tante tribolazioni: non lo poteva sapere davvero che quel perché era una cicogna. Ma con tutto ciò non perse mai di vista il suo proposito, non ci fu verso che cambiasse idea e se ne tornasse a casa, tenne duro fino in fondo. Ed ebbe la sua ricompensa: la mattina dopo vide la cicogna. Che bella risata si dovette fare.
Questo buco dove mi muovo appena, questa fossa buia in cui giaccio, è forse il tallone di un uccello? Quando il disegno della mia vita sarà completo vedrò, o altri vedranno, una cicogna?
K.Blixen, La mia Africa, Milano, Feltrinelli, 1988, pp. 199-200
“Tutti i dolori sono sopportabili se li si inserisce in una storia o si racconta una storia su di essi” K.Blixen
“La storia rivela il significato di ciò che altrimenti rimarrebbe una sequenza intollerabile di eventi” Hannah Arendt
Flannery O’Connor:
“Il mondo dello scrittore è colmo di materia, il principiante invece è interessato a idee e emozioni, vuole scrivere perché è ossessionato non da una storia, ma dal nudo scheletro di qualche concetto astratto. Pensa in termini di problemi o temi, non di persone, di sociologie o anamnesi, non dell’ordito dell’esistenza di quei particolari di vita concreti che danno realtà al mistero della nostra posizione sulla terra” citata da Lidia Ravera, in L.Lepri, a cura di, Scrittura creativa, Milano, Bompiani, 1997, p. 111)
- dare un ordine, un disegno, una distanza
- a un groppo, un problema confuso
- a una urgenza, una ispirazione nascosta (sentire qualcosa e non sapere che cos’è)
- un bisogno di testimonianza, di lasciar detto, scritto, denunciato…
2) QUARTIERE
- questa stanza è il luogo in cui materialmente si intrecciano le nostre voci. Ci ospita
- il quartiere, la mappa è il luogo virtuale in cui si intrecciano i nostri destini. Ospita le nostre storie
- LA MAPPA
a) la mappa è reale
- rappresenta in modo convenzionale luoghi esistenti. Vedi elenco qui sotto
b) la mappa è soggetta a infinite variazioni
- Lo spazio (della Bovisa) ha subito cambiamenti significativi nel tempo e li subirà (immaginiamo questa biblioteca come spazio cento, trecento anni fa, immaginiamolo fra cento, trecento anni…)
- è vissuto da migliaia di persone
- è visto da infiniti punti di vista
- ha già prodotto storie…
- Nuclei tematici
- Essere (per esempio uguali e/o essere diversi). Essere lo scocciatore o l’uomo invisibile, sentirsi percepito come intruso o come nessuno. Rivendicare il diritto universale alla cittadinanza o quello particolaristico della propria appartenenza etnica?
- Sentirsi (come italiano, come migrante) minacciato, insicuro, i sentimenti, le emozioni
- Appartenere. La memoria, la dimenticanza, la comunità, le radici (le radici degli altri…). Nomadismo, viaggiare. L’identità, le identità. Chi siamo, inferito dal che cosa abbiamo nel portafogli (tessere fedeltà, carte di identità, permessi di soggiorno, tesserino sanitario, fotografie…).
- Essere cittadini (il rapporto con le istituzioni, l’amministrazione, la polizia, i vigili, le regole, vecchie e nuove, i diritti, i doveri…)
- Avere (gli oggetti, il consumo; essere e avere: la donna velata al supermercato…; avere e appartenere, la povertà, o il benessere, degli autoctoni e dei nuovi arrivati, destini che si intrecciano…). Gli oggetti che si fanno simboli…
- Lavorare (o non lavorare, la fatica, la devianza, la deindustrializzazione, da donna…). L’operaio (la…/a), l’artigiano(la…/a), l’impiegato(la…/a), il pendolare(la…), il precario (la…/a), la badante, l’emarginato(la…/a), il mendicante(la…/a), la prostituta, il commesso (la…/a), il dirigente (la…), il pensionato (la…/a), il padroncino (la… a)
- In famiglia (essere padri, figli, uomini, donne…, nonni/e, la prima e la seconda generazione…)
- Abitare (i “localizzati per forza”, i “residenti” storici; l’appartamento, il centro d’accoglienza; l’”ambiente”, il verde, i servizi, l’inquinamento... Il degrado…). Convivenza, solitudine, spaesamento. Un luogo di notte, all’alba. Cosa era questo posto prima di essere una biblioteca, immaginiamolo fra cento anni…
- Vivere. Il caso, il destino, seguiamo la vita di due personaggi all’uscita di questo appuntamento in biblioteca… un incontro…
- Cambiare. “Non sono più le nebbie d’una volta…”, i cambiamenti che inquietano nel quartiere, in noi, invecchiare, crescere (il racconto di formazione), le prove iniziatiche. Morire
- Essere felici. Le feste, vecchie e nuove, il tempo libero, le storie a lieto fine, i matrimoni, le feste religiose, il cibo
- Amare
- Essere virtuali. Il gioco delle identità. Abitare un appartamento, dove ci sono le tracce dell’altro, navigare su internet sotto una identità inventata, avere un documento di identità falso…
- …
- CONVENZIONI LETTERARIE (i generi, grammatiche, codici narrativi per fissare le storie…)
- …
Prima rudimentale “Macchina” dei destini incrociati
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41 | luoghi ricordati | ||||||||||||||||||||
42 | luoghi sognati | ||||||||||||||||||||
43 | luoghi immaginati luoghi letti luoghi dimenticati |
c) La mappa è simbolica
- è la rappresentazione di uno spazio reale, documentato, serve a localizzare luoghi veri, storie vere, però
- nel nostro caso è anche è un mondo possibile, si può entrare attraverso un patto (fare finta che sia vero)
- è illimitato nel tempo e nello spazio e nelle esperienze (le leggi le stabilisce chi scrive e chi legge)
- è a geometria varabile
3) INCROCIATI
- INTRECCIANDO le storie
- a) spazio del quartiere non è un contenitore di storie, ma un combinatore di storie
- b) i partecipanti al corso non sono ciascuno in concorrenza con l’altro per vedere chi verrà pubblicato, ma sono qui per condividere le storie, immaginario, paure, desideri, rabbie, dolori
- Per farsi ascoltare occorre curiosità di ascoltare. Per intrecciare, incrociare storie occorre conoscersi, scambiarsi i codici narrativi, scambiarsi i repertori tematici, mescolare i gusti, gli immaginari, prendere qualcosa l’uno dall’altro
- uno strumento: la SCHEDA delle VOCI con cui, se vogliamo, ci possiamo presentare sul sito
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Luo ghi |
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1 | Mihai Butcovan |
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2 | Remo Cacciatori |
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3 | I parte cipanti |
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4 | ----- | ||||||||||||||||||||
5 | anonimo |
Infine
Modalità di lavoro e strumenti
1) Scansione di ogni lezione
- Commentare insieme gli esercizi assegnati
- leggere testi d’autore e commentarli
- fare esercizi insieme
2 ) Strumenti
- il sito (in progress), con gli esercizi ecc.
- le cartelle individuali
- le scalette delle lezioni